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      Siccome raramente, o quasi mai, s’incontrano casi di questa sorta nelle razze umane incrociate, ciò potrebbe essere portato come un argomento contro le idee suggerite da alcuni etnologi, cioè che certi caratteri, per esempio, il colore del nero, sia comparso dapprima come una varietà subitanea o gioco. Se questo fosse stato il caso, è probabile che i mulatti sarebbero nati o al tutto neri o al tutto bianchi.
      Abbiamo ora veduto che un naturalista può sentirsi pienamente giustificato nel considerare le razze umane come specie distinte; perchè egli ha trovato che si distinguono per molte differenze di struttura e di costituzione, alcune delle quali di una certa importanza. Queste differenze sono rimaste del pari quasi costanti per lunghissimi periodi di tempo. Egli sarà stato in un certo modo indotto a ciò fare per l’enorme cerchia abbracciata dall’uomo, che è una grande anomalia nella classe dei mammiferi, qualora l’uomo fosse per essere considerato come una specie sola. Sarà stato colpito dal modo in cui si distribuiscono le varie così dette razze, in rapporto con altre specie di mammiferi che sono indubbiamente distinte. Finalmente potrà dedurre che la mutua fecondità di tutte le razze non è stata ancora pienamente dimostrata, ed anche dimostrata non sarebbe una prova assoluta della loro specifica identità.
      Guardando la questione dall’altro lato, se il nostro supposto naturalista volesse vedere se le forme dell’uomo siansi mantenute distinte come specie ordinarie, quando si sono mescolate in gran numero in uno stesso paese, egli scorgerebbe immediatamente che questo non è stato per nulla il caso.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830