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      Vedrebbe nel Brasile una immensa popolazione incrociata di Neri e di Portoghesi; al Chilì ed in altre parti dell’America meridionale troverebbe che tutta la popolazione è composta di Indiani e Spagnuoli incrociati in vari gradi. In molte parti dello stesso Continente incontrerebbe gl’incrociamenti più complessi fra Neri Indiani, ed Europei; e questi triplici incrociamenti somministrano le prove più convincenti, se vogliamo giudicare dal regno vegetale, della mutua fecondità dei progenitori. In un’isola del Pacifico troverebbe una piccola popolazione di sangue inglese misto con quello della Polinesia; e nell’Arcipelago Viti una popolazione di Polinesi e di Neri incrociati in tutti i gradi. Si potrebbero aggiungere a questi molti altri casi, per esempio, nell’America meridionale. Quindi le razze umane non sono sufficientemente distinte per coesistere senza fusione; e questo è ciò che19 in tutti i casi ordinari somministra la prova consueta alla distintività specifica.
      Il nostro naturalista sarebbe pure molto contrariato scorgendo che i caratteri distintivi di ogni razza umana sono grandemente variabili. Questo colpisce ognuno che osservi per la prima volta gli schiavi neri del Brasile, i quali sono stati colà portati da tutte le parti dell’Africa. La stessa osservazione serve pei Polinesi e per molte altre razze. Si può dubitare se un qualsiasi carattere possa essere menzionato, il quale sia distintivo di una razza e ad essa costante. I selvaggi, anche nei limiti della stessa tribù, non sono tanto uniformi nei caratteri quanto si è sovente asserito.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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