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      Egli dimostra così che "la lancia, che non è altro che lo sviluppo di una punta di coltello, e la clava, che è solo un lungo martello, sono le uniche cose che rimangono". Egli tuttavia ammette che l’arte di far fuoco è stata probabilmente già scoperta, perchè è comune a tutte le razze che esistono oggi, ed era nota agli antichi abitanti delle caverne di Europa. Forse l’arte di costruire rozze barche o zattere era nota del pari; ma siccome l’uomo ha esistito in un’epoca remota, quando la terra in molti punti era di un livello molto differente, egli può essere riuscito ad espandersi grandemente senza l’aiuto di barche. Sir J. Lubbock osserva inoltre quanto sia improbabile che i nostri primieri antenati abbiano potuto "contare fino a dieci, mentre tante razze che esistono ora non possono andare più in là di quattro". Nondimeno, in quell’antichissimo periodo le facoltà intellettuali e sociali dell’uomo non possono essere state di molto inferiori a quelle che posseggono oggi i selvaggi più degradati; altrimenti l’uomo primitivo non avrebbe potuto rimanere cosiffattamente vincitore nella lotta per l’esistenza come lo dimostra la sua antica e grande diffusione.
      Dalle differenze fondamentali che esistono fra certi linguaggi alcuni filologi hanno tratto la conseguenza che quando l’uomo andò per la prima volta diffondendosi largamente, egli non aveva la facoltà di parlare; ma si può supporre che qualche lingua, molto più imperfetta di qualunque che si parli ora, aiutata dai gesti, potesse venire adoperata, e che non abbia poi lasciato alcuna traccia di sè nelle lingue susseguenti e meglio sviluppate.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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