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      Per questo riguardo l’uomo rassomiglia a quelle forme che i naturalisti chiamano proteiche o polimorfe, che sono rimaste variabilissime, dovendo, per quanto pare, alle loro variazioni l’essere di una natura indifferente, e in conseguenza aver potuto sottrarsi all’azione della scelta naturale.
      Siamo in tal modo stati delusi in tutti i nostri tentativi per quello che riguarda le differenze fra le razze umane; ma rimane ancora un potente agente, cioè la scelta in rapporto col sesso, che sembra aver operato tanto poderosamente sull’uomo, come sopra molti altri animali. Non intendo asserire che la scelta sessuale sia per dare ragione delle differenze che esistono fra le razze. Rimarrà ancora un residuo che non si spiega, intorno al quale, nella nostra ignoranza, possiamo solo dire che siccome certi individui nascono continuamente, per esempio, con il capo un po’ più rotondo o più stretto, e col naso un po’ più lungo o più corto, queste lievi differenze possono divenire stabili ed uniformi, se gli agenti ignoti che le inducono dovessero operare in un modo più costante, aiutato da un lungo e continuo incrociamento. Cosiffatte modificazioni si collocano in quello scompartimento provvisorio di cui abbiamo parlato nel nostro quarto capitolo, che per mancanza di una frase più esatta sono state dette variazioni spontanee. Nè voglio io pretendere che gli effetti della scelta sessuale possano essere indicati con precisione scientifica; ma può essere dimostrato che sarebbe un fatto inesplicabile qualora l’uomo non fosse stato modificato da questo agente, che ha operato tanto potentemente su innumerevoli animali, tanto alti che bassi nella scala.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830