Pagina (650/830)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      In conseguenza la scelta sessuale non è intervenuta o non è stata guidata per lo scopo della protezione. Senza dubbio, negli uccelli che volano sul largo oceano, i maschi e le femmine si possono incontrare molto più agevolmente quando siano vistosi, perfettamente bianchi, o intensamente neri; cosicchè questi colori possono forse servire allo stesso scopo come le note di richiamo di molti uccelli terragnoli. Un uccello bianco o nero, quando scorge da lungi o piomba addosso ad un carcame che galleggia sul mare o sta giacente sulla spiaggia, si vedrà da una grande distanza, e guiderà altri uccelli della stessa e di altre distinte specie alla preda; ma siccome questo sarebbe uno svantaggio pei primi trovatori, gli individui che erano i più bianchi o i più neri non si sarebbero così procurato maggior copia di cibo che non gli individui meno fortemente coloriti. Quindi i colori vistosi non possono essere stati graduatamente acquistati per questo scopo mercè la scelta.
      Siccome la scelta sessuale dipende da un elemento così instabile come il gusto, noi possiamo comprendere come vada che nello stesso gruppo di uccelli, che hanno un modo di vedere quasi uguale, esistano specie bianche o quasi bianche, come pure nere o quasi nere, - per esempio cacatue bianche e nere, cicogne, ibis, cigni, rondini di mare e procellarie. S’incontrano pure nei medesimi gruppi uccelli pezzati, per esempio il cigno dal collo nero, certe rondini di mare, e la gazzera comune. Guardando una ricca collezione di esemplari, od una serie di disegni coloriti, possiamo conchiudere che piace agli uccelli un forte contrasto nel colore, perchè i sessi differiscono spesso fra loro in ciò che il maschio ha le parti pallide di un bianco puro, e le parti variamente colorite di scuro con tinte ancor più scure che non quelle della femmina.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830