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      Gli indigeni del Nilo superiore si strappano i quattro denti incisivi, dicendo che non vogliono rassomigliare ai bruti. Più verso il mezzogiorno, i Batokas si strappano i due incisivi superiori, ciò che, come osserva Livingstone, dà alla faccia un aspetto schifoso per l’accrescimento della mascella inferiore, ma quelle genti trovano che la presenza degli incisivi è molto sgradevole, e quando vedono gli Europei esclamano: "Guarda che grossi denti!". Il grande capo Sebituani cercò invano di modificare quella moda. In varie parti dell’Africa e nell’arcipelago Malese gli indigeni tagliano i denti incisivi in punte come quelle di una sega, o li forano con buchi, nei quali fanno entrare fuscellini.
      Siccome in noi il volto è principalmente ammirato per la sua bellezza, così nei selvaggi è la sede principale della mutilazione. In tutte le parti del mondo, il setto, e più raramente le ali del naso sono forate, con anelli, verghette, penne ed altri ornamenti inseriti nei fori. In ogni luogo le orecchie sono forate e similmente adorne, e fra i Botucudos ed i Lenguas dell’America meridionale il foro viene graduatamente molto allargato che l’orlo inferiore tocca la spalla. Nell’America settentrionale e meridionale e nell’Africa il labbro superiore e l’inferiore sono forati; e fra i Botucudos il foro del labbro inferiore è tanto largo che un disco di legno del diametro di dieci centimetri vi si può inserire dentro. Mantegazza riferisce un curioso ragguaglio della vergogna che provò un indigeno dell’America del Sud, e delle beffe che gli vennero fatte quando vendette la sua tembeta - il grosso pezzo di legno colorito che attraversa il foro.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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