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      La credenza in Dio è stata sovente posta come non solo la più grande ma anche la più compiuta di tutte le distinzioni fra l’uomo e gli animali sottostanti. È tuttavia impossibile, come abbiamo veduto, asserire che questa credenza sia innata od istintiva nell’uomo. D’altra parte una credenza in agenti spirituali onnipotenti sembra essere universale; e da quanto pare deriva da un notevole progresso nelle potenze di ragionamento dell’uomo, e da un ancor più grande progresso delle sue facoltà immaginative, la curiosità e la meraviglia. So che l’asserita credenza istintiva in Dio è stata addotta da molte persone come un argomento per la sua esistenza. Ma questo è un argomento ardito, perchè saremmo così obbligati a credere nell’esistenza di molti spiriti crudeli e maligni, che posseggono appena un po’ più di potere dell’uomo; perchè la credenza in essi è molto più generale che non quella in una Divinità benefica. L’idea di un benefico ed universale Creatore dell’universo non sembra nascere nella mente dell’uomo, finchè questa non siasi elevata per una lunga e continua coltura.
      Colui il quale crede che l’uomo proceda da qualche forma bassamente organizzata, chiederà naturalmente come questo possa stare colla credenza nell’immortalità dell’anima. Le razze barbare dell’uomo, come ha dimostrato sir J. Lubbock, non hanno una chiara credenza di tal sorta, ma gli argomenti derivati dalle primitive credenze dei selvaggi non hanno, come abbiamo veduto testè, che poco o nessun valore. Poche persone provano qualche ansietà per l’impossibilità di determinare in quale preciso periodo nello sviluppo dell’individuo, dalla prima traccia della minuta vescicola germinale al bambino prima o dopo la nascita, l’uomo divenga una creatura immortale; e non vi può essere nessuna più grande causa di ansietà, perchè non è possibile determinare il periodo nella scala organica graduatamente ascendente.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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