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      Un vaso fu allora esposto per 24 ore alla luce solare assai debole, ed i cotiledoni rimasero orizzontali, poi esso fu riposto sulla tavola, e 50 minuti dopo i cotiledoni si erano elevati a 68° al disopra dell'orizzonte. L'altro vaso venne posto, durante queste due stesse ore, dietro ad uno schermo nella stessa camera (la luce era quivi assai debole), ed i suoi cotiledoni si elevarono di 63° sopra l'orizzonte; il vaso fu allora riposto sulla tavola, e 50 minuti dopo i cotiledoni erano caduti di 33°. Questi due vasi, contenenti delle pianticelle della stessa età, rimasero assieme, e vennero esposti ad una luce rigorosamente eguale; nondimeno i cotiledoni si elevavano in un vaso, mentre nell'altro nello stesso tempo cadevano. Questo fatto mostra in modo evidente, che i loro movimenti non sono posti sotto la dipendenza della quantità di luce, ma invece di un cambiamento nella sua intensità. Un esperimento della stessa natura fu fatto sopra due serie di pianticelle ambedue esposte ad una luce debole, ma a dei gradi differenti, e si ottenne il medesimo risultato. I movimenti dei cotiledoni di questa Cassia sono per altro determinati in gran parte (come in molti altri casi) dall'abitudine o dall'eredità, indipendentemente dalla luce; infatti, delle pianticelle che erano state moderatamente rischiarate nella giornata, rimasero nell'oscurità tutta la notte ed il mattino successivo, e tuttavia i cotiledoni erano in parte aperti nella mattina, e rimasero tali nell'oscurità per 6 ore circa.


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Il potere di movimento nelle piante
di Charles Darwin
Utet
1884 pagine 766

   





Cassia