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      Il medesimo risultato fu ottenuto ancora più chiaramente in due casi con delle foglioline di Melilotus officinalis che sorpassavano il sovero; in due altre occasioni, delle foglioline fissate immediatamente sul turacciolo ebbero a soffrire, mentre che delle foglioline libere, prese sulle medesime foglie, e che non avevano avuto lo spazio necessario per fare la loro evoluzione, e prendere la loro posizione notturna, non avevano sofferto affatto.
      Dobbiamo ricordare ancora un altro fatto analogo: osservammo, a diverse riprese, che un maggior numero di foglie libere avevano avuto da soffrire di più sui rami mantenuti immobili dalla fissazione di alcune delle loro foglie che sugli altri rami. Tale fatto era evidente per il Melilotus Petitpierreana, ma in questo caso non contammo le foglie intaccate. Nell'Arachis hypogæa, una giovane pianta provveduta di 7 rami, portava 22 foglie libere, di cui 5 ebbero a soffrire il freddo, le quali tutte erano poste sopra due rami, ch'ebbero quattro delle loro foglie fissate con spilli sopra dei turaccioli. Nell'Oxalis carnosa, 7 foglie libere soffersero e ciascuna di esse apparteneva ad un cespo di foglie, delle quali alcune erano state fissate con spilli. Non possiamo spiegare tali fatti se non supponendo che questi rami del tutto liberi fossero stati leggermente agitati dal vento, e che le loro foglie avessero così potuto essere un poco riscaldate dall'aria ambiente. Se noi teniamo le mani immobili davanti ad un fuoco intenso, ed in seguito le agitiamo, sentiamo immediatamente un sollievo; è evidente che qui si tratta di un fenomeno analogo, quantunque inverso.


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Il potere di movimento nelle piante
di Charles Darwin
Utet
1884 pagine 766

   





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