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      La pianta fu allora inaffiata e nei due giorni che seguirono le foglioline rimasero aperte. Al terzo giorno erano ancora semichiuse, ma dopo un altro inaffiamento si aprirono per due giorni. Da questi diversi fatti possiamo concludere, che la pianta soffre rapidamente per la mancanza d'acqua, e che quando si trova in queste condizioni sfavorevoli chiude a metà o affatto le sue foglioline, per non esporre all'evaporazione che una debole superficie. È dunque probabile, che questi movimenti, simili a quelli del sonno, e che si producono soltanto quando la terra è secca, costituiscano un adattamento contro la dispersione dell'umidità.
      Un arbusto alto circa 4 piedi, proveniente dal Chilì, e intieramente coperto di foglie, si comportava in modo assai diverso, poichè le sue foglioline non si chiudevano mai nel corso della giornata. Al 6 luglio la terra del vaso dove vegetava appariva affatto asciutta, e le demmo dell'acqua. Dopo 21 e 22 giorni (il 27 e il 28), durante i quali la pianta non aveva ricevuto nemmeno una goccia d'acqua, le foglie cominciarono ad appassire, ma senza dare nella giornata alcun segnale di chiusura. Ci sembrava cosa quasi incredibile, che una pianta non carnosa potesse vivere in una terra così secca che somigliava alla fuliggine. Il giorno 29 scuotendo l'arbusto vedemmo cadere alcune foglie, quelle che restavano non potevano più chiudersi durante la notte. La pianta fu allora moderatamente inaffiata ed aspersa ad un'ora abbastanza avanzata della sera. Al mattino successivo (del 30) l'arbusto appariva in buonissime condizioni e mai, verso notte, le foglie presero la loro posizione di sonno.


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Il potere di movimento nelle piante
di Charles Darwin
Utet
1884 pagine 766

   





Chilì