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      Non tentammo altre esperienze di questo genere, ciò che oggi deploriamo, poichè più tardi trovammo che tagliando le estremità di tre cotiledoni sopra una lunghezza di pollici 0,2, e quelle di quattro altri sopra lunghezze di poll. 0,14, 0,12, 0,1 e 0,07 e distendendoli orizzontalmente, tale amputazione non impediva loro affatto d'inclinarsi in alto sotto l'azione dell'apogeotropismo, similmente agli esemplari intatti. È dunque assai improbabile che l'amputazione delle estremità sopra delle lunghezze di poll. 0,1 a 0,14 abbia potuto portare tale pregiudizio da impedire l'incurvatura della parte inferiore verso la luce.
      Tentammo allora di coprire la parte superiore dei cotiledoni di Phalaris con piccoli cappucci opachi, e di lasciare in seguito la parte inferiore affatto esposta davanti ad una finestra al S.-O., o davanti ad una lampada a paraffina. Alcuni di questi cappucci erano fatti con foglie di stagno assai sottili, annerite all'interno; essi avevano lo svantaggio d'essere talvolta, benchè raramente, troppo pesanti sopratutto quando erano piegati due volte. I bordi basali potevano essere pressi fino al perfetto contatto coi cotiledoni, sebbene ciò richiedesse molte precauzioni per evitare che venissero danneggiati. Nondimeno si poteva facilmente vedere se tale danno era avvenuto, levando i cappucci ed osservando se i cotiledoni erano allora sensibili all'azione della luce. Altri cappucci si costruirono con dei tubi di vetro assai sottili, anneriti all'interno; questi erano pure molto utili, ma presentavano lo svantaggio di non poter essere pressi contro ai cotiledoni e messi in contatto perfetto con essi.


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Il potere di movimento nelle piante
di Charles Darwin
Utet
1884 pagine 766

   





Phalaris