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      Dobbiamo dunque concludere che quando le pianticelle sono esposte all'azione di una luce laterale, l'influenza è trasmessa dall'estremità alla parte basilare, per determinare l'incurvatura di quest'ultima.
      Questa conclusione è ancora confermata, da quanto si può osservare, in grado limitato sopratutto nei giovani cotiledoni, senza esclusione artificiale della luce: questi organi infatti s'inclinano al disotto della terra, dove non può penetrare alcun raggio luminoso. Dei semi di Phalaria furono coperti con uno strato di sabbia fina di 1/4 di pollice di grossezza, formata da granelli di silice piccolissimi, coperti da ossido di ferro. Uno strato di questa sabbia, allo stesso grado d'umidità di quella posta sui semi, fu disteso sopra una lamina di vetro; quando lo strato raggiunse uno spessore di poll. 0,05 (misurato con cura) non si vedeva passare attraverso nessun raggio luminoso a cielo sereno, a meno che non si osservasse attraverso ad un lungo tubo annerito: si scopriva allora una traccia di luce, ma molto probabilmente troppo debole per impressionare la pianta. Uno strato di poll. 0,1 di spessore era assolutamente opaco, se lo si giudicava con l'aiuto di un tubo annerito. Si può aggiungere che lo strato anche disseccato conservava la stessa opacità. Questa sabbia, quando era umida, cedeva ad una leggerissima pressione, ed in questo stato non si contraeva e non presentava screpolature. In una prima esperienza furono esposti per 8 ore davanti ad una lampada dei cotiledoni che avevano raggiunto una altezza moderata e si curvarono fortemente.


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Il potere di movimento nelle piante
di Charles Darwin
Utet
1884 pagine 766

   





Phalaria