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      Alla fine dell'esperienza, 7 dei cotiledoni curvati si dirigevano esattamente verso gli spilli, e 6 verso un punto intermedio fra gli spilli e la finestra. Tale posizione intermedia è facile da comprendere, poichè ogni raggio luminoso penetrato obliquamente dal cielo per la stretta apertura doveva esercitare un'azione molto più forte della luce diffusa che entrava direttamente. Dopo un'esposizione di 8 ore vi era un contrasto sorprendente fra questi 13 cotiledoni e tutte le altre pianticelle poste negli stessi vasi, le quali erano tutte (ad eccezione delle 14 di cui abbiamo parlato più sopra) fortemente curvate verso la finestra, seguendo delle linee rette e parallele. È dunque certo che una debolissima quantità di luce, che colpisca la metà superiore dei cotiledoni di Phalaris, è assai più adatta a determinare la direzione della curvatura della metà inferiore, che la piena illuminazione di quest'ultima parte per tutta la durata dell'esperienza.
      Per confermare i risultati precedenti, crediamo utile d'indicare qui l'effetto che abbiamo ottenuto coprendo con uno strato abbondante d'inchiostro di Cina una faccia della parte superiore di tre cotiledoni di Phalaris, sopra una lunghezza di pollici 0,2 a partire dall'estremità. Questi cotiledoni furono disposti in modo che la faccia non annerita non fosse diretta verso la finestra, ma un po' lateralmente. Tutti e tre si curvarono verso questa faccia e formarono colla direzione della finestra degli angoli di 31°, 35° e 83°. La curvatura in questa direzione si estese fino alla loro base, benchè tutta la parte inferiore fosse esposta pienamente alla luce venuta dalla finestra.


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Il potere di movimento nelle piante
di Charles Darwin
Utet
1884 pagine 766

   





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