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      Non tratterò qui dei polipi, i quali costruiscono questi giganteschi lavori, che dal punto di vista della loro distribuzione e delle condizioni capaci di dar loro un forte sviluppo (nota I).
      Senza avere la minima intenzione di classificare i banchi di corallo, debbo dire che molti viaggiatori ne hanno parlato sotto le seguenti designazioni: «isole-lagune o atoll; barriere o cinture di banchi; scogliere frangenti o scogliere marginali». Le isole-lagune sono state l’oggetto di molta attenzione per parte di parecchi esploratori; e certamente ciò non deve farci meraviglia, giacchè ciascuno deve rimanere sorpreso, allorchè scorge, per la prima volta, uno di questi vasti anelli di roccie di corallo, avente con frequenza parecchie leghe di diametro, sormontato qua e là di isolotti verdeggianti, colle rive candidissime, bagnate all’esterno dalle onde spumeggianti dell’oceano che s’infrangono, e circondanti all’interno una laguna, la cui acqua calma, in seguito alla riflessione è generalmente, di una tinta verde brillante, ma pallida. Il naturalista proverà uno stupore ancora maggiore quando esaminerà i corpi teneri e quasi gelatinosi di questi polipi coralligeni di modesta apparenza, e allorchè saprà che il solido banco si accresce soltanto sull’orlo esterno, che giorno e notte è battuto dalle onde d’un oceano sempre agitato. Si è con ragione che François Pyrard de Laval scriveva nell’anno 1605: «È una meraviglia il vedere ciascuno di questi atoll , circondato da un gran banco di pietra tutto intorno, nulla essendovi d’artificio umano». Lo schizzo qui sopra (fig.


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Sulla struttura e distribuzione dei banchi di corallo e delle isole madreporiche
di Charles Darwin
Utet
1888 pagine 343

   





François Pyrard Laval