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      La sua capacità craniana, considerata in rapporto alla lunghezza del suo cranio (colonna 7), non è che la metà di ciò che dovrebbe essere. Io tenni questo animale vivo, e non m'è parso nè ammalato, nè istupidito. Questo caso mi fece tale meraviglia che credetti di dover riprendere tutte le misure, che poi riscontrai esatte. Ho anche comparato la capacità del suo cranio a quella del coniglio selvaggio partendo da altre basi, cioè a dire, considerando la lunghezza e il peso del corpo, e il peso delle ossa delle membra; ma anche se si prende come termine di confronto la misura delle ossa degli arti, il cervello risulta troppo piccolo, sebbene in grado più leggero; e ciò si spiega facilmente considerando che le membra hanno dovuto subire una forte riduzione di peso in una razza di domesticazione così antica e condannata per molto tempo ad una vita inattiva. Concludo, che la razza d'Angora,
      che dicesi essere più tranquilla e più socievole che le altre razze, ha veramente subito una considerevole riduzione nella capacità della sua scatola craniana.
     
      I fatti messi in sodo qui sopra, e cioè 1° che la reale capacità craniana della razza himalaiese, di Moscou e d'Angora è minore che quella del coniglio selvaggio, sebbene quegli animali abbiano dimensioni maggiori; 2° che la capacità craniana delle grandi razze ad orecchie pendenti non ha aumentato in un rapporto circa uguale, in cui è diminuita la capacità craniana dei piccoli conigli selvaggi; 3° che la capacità craniana di questi grandi conigli ad orecchie pendenti è assai inferiore a quella del lepre, animale di statura presso a poco uguale; questi fatti, dico, mi inducono a concludere (malgrado le differenze che si osservano nella capacità craniana dei piccoli conigli di Porto Santo, e parimenti in quella dei grandi conigli ad orecchie pendenti), che in tutti i conigli da lungo tempo domestici il cervello o non è aumentato nella dovuta proporzione dell'accrescimento di lunghezza della testa e dell'aumento di volume del corpo; oppure che esso è realmente diminuito di grandezza relativamente a ciò che sarebbe avvenuto se questi animali avessero vissuto allo stato di natura.


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Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico
di Charles Darwin
Utet
1876 pagine 1426

   





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