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      Questa obbiezione mostra quanto poco sia stato compreso il principio della elezione. Non è probabile che i caratteri, ai quali il capriccio dell'uomo ha applicato l'elezione, somiglino alle differenze preservate allo stato di natura, sia pei vantaggi diretti che apportano alla specie, sia per la correlazione che hanno con altre particolarità di struttura modificate e vantaggiose. Finchè l'uomo non cerchi di scegliere i suoi uccelli secondo la lunghezza relativa delle loro remiganti o delle loro dita, ecc., non potrà aspettarsi di vedere queste parti notevolmente modificate; e l'uomo d'altro canto sarebbe impotente a cambiare qualche cosa, se queste parti, sotto l'influenza della domesticazione, non variassero. Io non sostengo in modo assoluto che questo sia il caso, quantunque io abbia osservato delle traccie di variabilità nelle remiganti, e con tutta sicurezza nelle timoniere. Sarebbe strano se il dito posteriore non variasse nella rispettiva lunghezza, giacchè si vede che è variabile il piede, sia nelle sue dimensioni, sia nel numero de' suoi scudi. Quanto al fatto che le razze domestiche non s'appollaiano nè nidificano sugli alberi, è evidente che nessun allevatore fa attenzione a siffatti cambiamenti nelle abitudini di vita, nè tiene conto di essi nella elezione. Ma abbiamo veduto che nell'Egitto i piccioni, i quali sembrano avere qualche ripugnanza a mettersi sulle piccole capanne di legno degli indigeni, sono però costretti di appollaiarsi in branchi sugli alberi. Anzi dobbiamo sostenere che se le nostre razze domestiche si fossero trovate assai modificate nei vari caratteri precitati, e se potesse provarsi che gli allevatori non si sono mai occupati dei caratteri stessi, e che non sono in correlazione con altri caratteri da loro eletti, questo fatto, secondo i principii sostenuti in questo capitolo, costituirebbe una seria difficoltà.


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Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico
di Charles Darwin
Utet
1876 pagine 1426

   





Egitto