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      In fatto, alcuni animali divennero produttivi nel nostro Giardino zoologico dopo il 1846. E risulta manifesto dal rapporto di F. Cuvier sul Jardin des Plantes,(1335) che gli animali allora si riproducevano colà assai meno ampiamente che da noi. Così nella tribù delle anitre, che è eminentemente prolifica, una sola specie avea a quel tempo generato dei figli.
     
      I casi più rimarchevoli presentano però quegli animali che sono tenuti nel loro paese nativo, ed i quali, sebbene siano interamente domati e perfettamente sani, e godano una certa libertà, sono nondimeno affatto incapaci di riprodursi. Il Rengger,(1336) che nel Paraguay ha dedicato particolare attenzione a questo soggetto, cita particolarmente dei mammiferi in tali condizioni, e ne nomina due o tre altri che si riproducono assai di rado. Il Bates,(1337) nel suo ammirabile lavoro sul fiume delle Amazzoni, insiste su altri casi consimili, e osserva che il fatto della mancata riproduzione dei mammiferi e degli uccelli indigeni perfettamente ammansati, quando sieno in possesso degl'Indiani, non può spiegarsi appieno colla negligenza o colla indifferenza, poichè il tacchino ed il gallo sono tenuti ed allevati da varie stirpi remote. In quasi tutte le parti del mondo, ad esempio nell'interno dell'Africa ed in molte isole della Polinesia, gli indigeni sono assai portati ad ammansare i propri mammiferi ed uccelli; ma raramente o mai riescono ad ottenerne la riproduzione.
      Il caso più conosciuto di un mammifero, che non si riproduce nella captività, ce lo presenta l'elefante.


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Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico
di Charles Darwin
Utet
1876 pagine 1426

   





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