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      A. Knight(1619) attribuiva la variabilità degli animali e delle piante ad una nutrizione più abbondante o ad un clima più favorevole di quello naturale alla specie. Ma un clima più dolce tuttavia è ben lungi dall'essere necessario, perchè i nostri fagiuoli, a cui i nostri geli di primavera sono molto nocevoli, e i nostri peschi che conviene difendere dietro i muri, hanno variato molto in Inghilterra. Lo stesso avviene dell'arancio nel Nord d'Italia, dove può a mala pena conservarsi(1620). Nè dobbiamo trascurare il fatto, quantunque non si riferisca direttamente al nostro soggetto attuale, che nelle regioni artiche le piante e i molluschi sono estremamente variabili(1621). Non ci sembra del resto che un cangiamento di clima, più o meno favorevole, sia una delle cause più potenti di variabilità, poichè, in quanto concerne le piante, A. De Candolle ha dimostrato ripetutamente nella sua Géographie botanique, che il paese nativo d'una pianta, dove nella maggior parte dei casi fu più a lungo coltivata, è il luogo in cui ha fornito il maggior numero di variazioni.
      È dubbioso se il cangiamento nella natura del cibo sia una causa potente di variabilità. Pochi animali domestici hanno variato più che i colombi e i polli, quantunque il loro nutrimento, e sopratutto quello dei colombi assai perfezionati, sia generalmente lo stesso. I nostri grossi bovini e le nostre pecore furono soggetti sotto questo aspetto a cangiamenti molto grandi, ed è probabile che il loro nutrimento, allo stato di domesticità, sia meno variato di quello che la specie ha dovuto usare allo stato di natura(1622).


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Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico
di Charles Darwin
Utet
1876 pagine 1426

   





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