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      RIEPILOGO
     
      Dai fatti esposti in questo capitolo possiamo conchiudere che la variabilità degli esseri organizzati sottoposti all'addomesticamento, quantunque così generale, non è tuttavia una necessaria conseguenza dell'accrescimento e della riproduzione, ma risulta dalle condizioni a cui furono soggetti i genitori. Cambiamenti leggerissimi in queste condizioni d'esistenza possono, qualunque essi sieno, essere bastanti a determinare la variabilità. L'eccesso di nutrimento è forse la causa eccitante la più efficace. Gli animali e le piante restano variabili per un lungo periodo dopo la loro prima domesticazione, ma le condizioni in cui si trovano non rimangono mai per lungo tempo affatto costanti. Col tempo si abituano a certi cambiamenti e divengono meno variabili, ed è possibile che all'origine del loro addomesticamento lo fossero anche più d'adesso. È ben provato che gli effetti dei cangiamenti delle condizioni si accumulano, di modo che conviene che due o più generazioni siano assoggettate a condizioni nuove prima che la loro azione sia apprezzabile. L'incrociamento di forme distinte, divenute esse stesse già variabili, aumenta la tendenza ad una ulteriore variabilità dei loro prodotti, per la mescolanza ineguale dei caratteri dei progenitori, per la riapparizione di caratteri da lungo tempo perduti, e per l'apparizione di caratteri assolutamente nuovi. Alcune variazioni sono determinate dall'azione diretta delle circostanze ambienti sull'insieme dell'organismo o su alcune delle sue parti soltanto; altre lo sono soltanto indirettamente, per ciò che il sistema riproduttivo viene modificato, come in tutti gli esseri organizzati, che si tolgono alle loro naturali condizioni.


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Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico
di Charles Darwin
Utet
1876 pagine 1426