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      Da ciò che sappiamo intorno alla variabilità delle parti molto complicate nelle specie naturali, noi abbiamo ragione di credere che ogni conformazione, dopo essere stata costante durante una lunga serie di generazioni, possa, sotto l'azione di nuove condizioni d'esistenza, ricominciare una nuova serie di variazioni, ed essere nuovamente soggetta alla elezione. Nondimeno, come lo fa osservare con ragione il Wallace,(1966) vi deve essere nelle produzioni, tanto naturali che domestiche, un limite ai cangiamenti possibili in certe direzioni; vi è, per esempio, un limite alla celerità che può raggiungere un animale terrestre, poichè essa è determinata dall'attrito da vincersi, dal peso da portarsi, e dall'energia colla quale le fibre muscolari possono contrarsi. Il cavallo da corsa inglese può esser giunto a questo limite, ma esso supera in rapidità i suoi selvaggi antenati e tutte le altre specie del genere. Il tomboliere a corta faccia ha un rostro più breve, ed il messaggere un rostro più lungo, in relazione alla grandezza del corpo, che qualsiasi specie naturale della famiglia. I nostri meli, peri, o l'uva spina danno frutti maggiori che qualunque specie del rispettivo genere; ed il simile dicasi in altri casi.
      Considerando le differenze che esistono fra molte razze domestiche, non sorprendente che alcuni naturalisti abbiano concluso coll'ammettere la loro discendenza da più ceppi primitivi, tanto più che ignoravano l'influenza della elezione, e non è conosciuta che da poco l'alta antichità dell'uomo come allevatore d'animali.


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Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico
di Charles Darwin
Utet
1876 pagine 1426

   





Wallace