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      Voleva abbreviare il martirio dell'incertezza, aspettarla all'uscita delle otto e mezzo, e domandarle una risposta.
      L'aspettò, infatti, e, per sua fortuna, essa scese sola.
      Egli le andò incontro, la salutò e le domandò con voce tremante: - Non ha nulla da dirmi?
      La maestra rispose, tranquilla: - Sí, una cosa sola. Ho da ringraziarla dei suoi buoni sentimenti.
      - Null'altro?
      - No, signor segretario, - rispose essa con garbo, - null'altro.
      E discese.
      Allora incominciò per lui una sequela di giorni tristissimi; perché aveva bensí deciso di ritentare la prova con una domanda formale di matrimonio; ma capiva che il farlo subito dopo quello smacco, senza prepararsi il terreno, sarebbe stata una follia. E intanto gli piovvero dispiaceri su dispiaceri.
      Il primo fu che la maestra Zibelli, di punto in bianco, gli tolse il saluto. Se ne sarebbe afflitto meno se avesse saputo ch'essa era entrata allora in una delle sue fasi, in cui, delusa dal mondo, si chiudeva tutta in una specie d'entusiasmo forzato pel suo ufficio di maestra, leggendo libri di scuola anche per la strada, per non vedere la gioventù e l'amore che le passavan d'accanto, pedantemente zelante dei suoi doveri, rigida con le alunne, coi parenti, con le colleghe, col mondo intero,
      Ma don Celzani, che non sapeva questo, e ignorava la vera cagione dello sgarbo, buono e gentile com'era con tutti, non supponendo in lei che un moto improvviso di antipatia, ne fu punto nel più vivo del cuore.
      Poi trovò strana la condotta del maestro Fassi.
      Costui, incontratolo per la scala, gli mostrò le bozze d'un articolo intitolato Berlino spende mezzo milione all'anno per la ginnastica, nel quale faceva un confronto con l'Italia intera, che spendeva la metà; e poi, voltando bruscamente il discorso sulla Pedani: - Gran bel pezzo di donna!


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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