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      E n'ebbe un vero dolore. La gioventù, la grazia e la sfacciataggine di quel biondino gli mettevano lo sgomento nell'anima. E prese a invigilarlo ogni giorno.
      Ma il dispiacere più grave l'ebbe dalla moglie del maestro Fassi. Costei lo cercava da vari giorni: lo incontrò una sera sotto il portone, e lo fermò. - Come va il signor Fassi? - domandò lui.
      Con la sua voce piagnucolosa, come uscente da un petto oppresso dal peso delle appendici, essa rispose glorificando, secondo il solito, le grandi occupazioni di suo marito. - È su che lavora, che fa un confronto fra gli stipendi dei maestri di ginnastica della Svezia e quelli dell'Italia. Perché è una vergogna che deve finire. Dire che con gli studi che ci vogliono, i maestri di ginnastica son pagati come impiegatucci, e nemmeno il titolo di professori, che hanno tutti quei che insegnano a scarabocchiare. Quando ci penso, col suo ingegno e con la sua presenza, che altra carriera avrebbe potuto fare! Perché lei non ha un'idea degli studi di quell'uomo. E ancora, che è disturbato in tutte le maniere, da faccende, da visite. C'è quella maestra Pedani che ogni momento è li, a domandar aiuti e consigli. Mi dica lei, una ragazza giovane, con un uomo ancor nel fiore, se è decente quella libertà; e notando che ci son io: si figuri se non ci fossi! Vada a giudicar le ragazze dall'aria che si dànno. Quella parrebbe la dignità in persona. Già, una signorina che in piena scuola, come fece l'anno passato al corso d'anatomia, col pretesto di non aver inteso, s'alza per domandare al professore: "Signor professore, dov'è il nervo della simpatia?


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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