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      Egli cercava, scriveva, cancellava, non mai soddisfatto, turbato anche un poco dal pensiero che, essendo il primo del trimestre, sarebbe venuta da lui la Zibelli, ch'era la factotum, a portar la pigione: visita che lo avrebbe messo nell'impiccio, dopo che quella gli aveva levato il saluto. Nondimeno, la prima frase era assicurata oramai, ed immutabile.
      Cominciava: "Signorina, vengo a fare un passo decisivo nella vita d'un uomo...", ed egli finiva appunto di arrotondare il primo periodo, quando il campanello sonò. "Ecco la Zibelli", disse tra sé, con dispetto, e preparò un viso contegnoso per riceverla.
      In quel momento s'affacciò all'uscio la vecchia serva, e disse: - Signor segretario, c'e la maestra Pedani per la pigione.
      Don Celzani saltò in piedi, con le fiamme al viso. Non gli riuscí di dire: "Fate entrare"; non poté fare che un gesto.
      La Pedani entrò, e la serva richiuse l'uscio.
      L'apparizione della maestra gli produsse l'effetto come d'un mutamento improvviso d'ogni cosa intorno a sé: la stanza cambiò luce, i mobili si spostarono, i contorni degli oggetti si confusero, tutto s'alterò ai suoi occhi, come segue ai paurosi nei duelli. Corse qua e là in cerca d'una seggiola, balbettando: - S'accomodi, s'accomodi, - e andò a pigliare la più lontana: la mise accanto al tavolo, gli parve troppo vicina, la scostò, gli parve messa di sbieco, la voltò, accennò a lei di sedersi senza guardarla, sedette lui di traverso, e, presa la busta dalla sua mano, non trovò altro di meglio, per avere il tempo di ricomporsi, che prendere a contare i biglietti con grandissima attenzione, come se sospettasse d'esser truffato.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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