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      Ma durante quel mese aveva meditato, e frutto delle sue meditazioni fu che, entrando nel nuovo periodo, cambiò di tattica amorosa, si sforzò di dare alla sua passione l'apparenza d'una tranquilla amicizia. Non più appostamenti, non più sguardi supplichevoli, né saluti trepidanti, né silenzi d'adoratore. Egli fermava la maestra su per le scale e le si accompagnava, attaccando discorso a qualunque proposito, ragionando del tempo, degli orari scolastici, d'una riparazione da farsi, d'un inquilino, d'una bazzecola, pur di parlare e d'intrattenerla, di abituarla alla sua compagnia, di persuaderla bene ch'essa poteva star con lui d'ora innanzi senza che egli ricadesse nelle dichiarazioni passate. E vi riuscí. Essa sospettava bensí confusamente che sotto quel novo contegno si nascondesse un pensiero, un proponimento lontano; ma, insomma, s'era quetato, e gli si poteva discorrere, tanto più che, levato da quel suo matto amore, era una persona educata e un buon diavolo, che non le spiaceva. In tal modo s'incominciò a stabilir fra loro una certa familiarità.
     
      E questo avvenne più agevolmente per effetto d'una nuova dichiarazione di guerra della maestra Zibelli, che lasciava da capo uscir sola la sua amica. Era seguito questo lepido caso: che le due amiche essendosi incontrate, per la prima volta tutt'e due insieme, in Piazza Solferino, col maestro biondo della Generala, il quale le aveva fermate, s'era dopo poche parole chiarito l'equivoco, che quegli aveva fino allora scambiato la Zibelli con la Pedani, conosciuta da lui soltanto di fama e ammirata per i suoi articoli; e la Zibelli aveva visto rivolgere immediatamente all'altra, ma raddoppiati, gli ossequi e l'ammirazione di cui era stata essa prima l'oggetto.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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