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      Fosse politica o altro, quando la serva annunziò la Pedani, egli fece l'atto di andarsene e di cedere il posto al nipote: poi cambiò idea.
      La maestra entrò, e parve che non le spiacesse di trovar là il padrone di casa, forse perché questi rendeva impossibile una nuova dichiarazione ch'essa temeva.
      Il commendatore era coi suoi pigionali d'una rara compitezza, e usava col bel sesso delle forme straordinariamente rispettose e dignitose. S'alzò, s'inchinò con gli occhi chiusi davanti alla ragazza, e, rimettendosi a sedere, insistè perché sedesse lei pure. Il segretario prese i denari e scrisse la ricevuta con le mani malferme, lanciando continui sguardi di sotto in su a tutti e due. Era preso da una commozione di ragazzo, come se la Pedani avesse fatto la sua prima entrata nella famiglia, e si dovesse concludere il matrimonio in quella seduta.
      - Ebbene, signorina, - domandò il commendatore con dignità, temperata da un sorriso cerimonioso, quando il segretario ebbe rimesso il foglio alla maestra, - come va la ginnastica?
      Era evidente che voleva farla parlar lungamente. La maestra rispose che era sempre alle stesse: una quantità di pregiudizi da vincere nei parenti delle alunne, e anche nelle autorità; per il che gl'insegnanti dovevan sostenere una lotta continua, a scapito, s'intende, dell'insegnamento,
      - Nella ginnastica femminile sopra tutto, - disse il commendatore, gravemente,
      - Nella femminile sopra tutto, - ripete la Pedani, animandosi, - per un mondo di riguardi... non fondati. Ella lo saprà. Io non dico che si possa subito, con le idee di adesso, attuare il concetto dei baumannisti avanzati, di non fare alcuna differenza fra la ginnastica maschile e la femminile.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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