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      E quello fu il suo colpo di morte.
      - Ah! - esclamò con accento d'angoscia disperata, alzando gli occhi e allargando le braccia, - questo poi non dovrebbe... Lei mi fa troppa pena in questo momento!
      - Oh, signor Celzani, che cosa crede? - domandò con slancio la maestra, balzando verso di lui.
      Ma una musica di voci allegre risonò in quel punto nell'anticamera, e un drappello di maestre vestite in gala e ridenti irruppero nel salotto, e dato appena uno sguardo al segretario, s'affollarono intorno alla Pedani, facendo un coro di saluti e d'esclamazioni. Erano le compagne che venivano a prenderla per condurla al Congresso, erano la sua passione, il mondo, la gloria, che gliela strappavano che gli rapivano anche la consolazione dell'ultimo addio.
      Don Celzani diede ancora un ultimo sguardo d'adorazione, pura in quel momento, a quella bella creatura a cui non avrebbe parlato mai più, e ribevendosi le lacrime, uscí, non veduto.
      Il Congresso sedeva nel Palazzo Carignano, nell'aula ancora intatta dell'antico Parlamento subalpino. V'erano forse quel giorno più di trecento congressisti, tra maestre e maestri, sparsi senz'ordine sugli scanni rivestiti di velluto, pochi dei quali eran vuoti. Uno spettacolo nuovo offriva quel salone illustre dove era risonata la voce dei più grandi campioni della rivoluzione d'Italia nei momenti più terribili e più gloriosi della nostra storia, occupato ora da una folla d'insegnanti elementari, che rappresentavano anche nell'aspetto e nei panni tutti i ceti sociali.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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