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      Che, in fine, ogni nazione abbia nel suo seno due popoli, di cui l'uno diffida e teme e l'altro freme e minaccia; che per contenere non pochi ribelli, ma moltitudini intere, sian necessari il terrore delle leggi e la forza delle armi; che le grida festose di pochi inneggianti al progresso siano costantemente coperte dal lamento immenso, crescente, implacabile d'una folla infinita, è questo il prodotto d'una misteriosa legge sociale su cui l'uomo non può nulla, o è effetto dell'egoismo umano compenetratosi con le istituzioni e con gli usi, di qualche impedimento enorme che sia nell'organismo della società, rimosso il quale circolerebbe agevolmente il sangue in tutte le sue membra e le verrebbe la salute e la pace? In una parola, v'è o non v'è qualche sovrano rimedio, o un complesso di rimedi, a tanto cumulo di mali?
      A questa domanda il socialismo risponde:
      - Sì.
      Milioni di voci rispondono:
      - No.
      Ebbene, io non son qui per sostenere l'affermazione. Io sono venuto - poichè suppongo che nella classe in cui vivete, v'accada più sovente di udir la seconda risposta che la prima - son venuto a dirvi: - Non accettate la risposta che vi suggeriscono: cercatela voi stessi; - son venuto a combattere le ragioni di coloro che vi voglion distogliere dal cercarla perchè accettiate a occhi chiusi la loro.
      Queste ragioni son parecchie e assai diverse, e credo che a pochi tra voi non sia già occorso di udirlo tutte.
      La più ovvia è questa. Vi dicono: - Raccoglietevi nei vostri studi, pensate a diventar nella vostra professione valenti ed utili, e avrete compiuto il vostro dovere verso la società, pensino altri a raddrizzare il mondo.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65