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      Parlare serenamente! Non mi costerà alcuno sforzo, lo potete credere. Come si può aver l'animo inclinato alla violenza e al rancore in un giorno di festa? Tale, infatti, è ormai il primo Maggio. Festa singolare, non di meno, che desta tanti pensieri, tanti sentimenti diversi ed opposti! Pochi anni sono, prima che il Congresso internazionale dei lavoratori, tenutosi a Parigi nell'89, accettando la deliberazione già presa dalla «Federazione americana del lavoro» nel Congresso di San Luigi, fissasse alla data del primo Maggio la grande manifestazione per la giornata d'otto ore, ognuno, svegliandosi in questo giorno, rivolgeva la mente, come sempre, ai propri affari quotidiani: era questo un giorno come gli altri per tutti. Ora, non v'è più cittadino di paese civile, a qualunque classe o condizione sociale appartenga, il quale, aprendo gli occhi la mattina, del primo Maggio, non volga i suoi pensieri sul nuovo significato che questa data ha assunto nel mondo.
      Sono, in milioni d'uomini, pensieri d'allegrezza e di speranza; sono, in altri milioni, pensieri inquieti e tristi; è, in molti ancora, un sentimento irragionevole di terrore; è, anche negli spiriti più leggieri e più scettici, questo pensiero: che v'ha in tutti i paesi una quistione, più importante d'ogni avvenimento politico, la quale abbraccia tutti gli interessi dello Stato e degli individui, e che può a quando a quando e per varie cause esser dimenticata, mascherata, sopita; ma che incessantemente, fatalmente, anno per anno, giorno per giorno, si dilata, s'innalza, soverchia ogni altra quistione, attira a sè tutti gli sguardi e tutte le menti come un grande fenomeno della natura.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65

   





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