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      - Cessi lo spargimento del sangue, cessino gli odi fra le nazioni, perchč l'ultima mčta di tutte č una sola, e occorrono a raggiungerla gli sforzi concordi della razza umana.
      Belle e sante utopie! - ci rispondono, - e la prova che sono utopie č che sono antiche quanto la vita sociale e non sono ancora diventate realtą. - Ah! v'ingannate. Erano aspirazioni solitarie degli umili, erano aspirazioni sparse e divise, che assumevano nelle menti incolte forme indeterminate o mostruose, e prendevano forza in una gente quando cadevano oppresse in un'altra; ma ora sono il proposito fermo di moltitudini d'ogni paese, ordinate e alleate, che operano concordemente e ad un tempo, la scienza le formola e le sostiene, le forze che le comprimevano si sfasciano, la coscienza universale le accetta; erano chiarori di lampo che solcavano la notte, e ora sono l'alba che rischiara l'orizzonte; erano soffi di vita che scotevano a quando a quando un'atmosfera morta, e ora sono la primavera che risveglia il mondo.
      A queste aspirazioni consente, in fondo, chiunque abbia senso d'umanitą e di giustizia. Nasce il dissenso quando s'entra a discutere fino a che punto e in qual forma esse possano tradursi in realtą.
      Studiando i fenomeni sociali ed economici, noi osserviamo l'accentrarsi progressivo delle industrie e delle ricchezze, e il conseguente estendersi del proletariato, il trasformarsi continuo dei mezzi privati di lavoro in mezzi che non possono pił essere impiegati che socialmente, l'incremento del principio di cooperazione e dello spirito di solidarietą e d'eguaglianza, e da questi e da altri cento fatti che a questi si collegano deduciamo certe leggi, per forza delle quali crediamo che si verrą necessariamente ad un ordinamento nuovo, in cui, diventati proprietą collettiva della nazione tutti i grandi mezzi di produzione, i membri tutti della societą produrranno direttamente per la societą medesima, la quale, accentrando i prodotti, li ripartirą equamente fra i lavoratori, in ragione della qualitą e della quantitą del loro lavoro.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65