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      Oh come mai? Sarà nemico della civiltà chi, alleggerendo il peso opprimente del lavoro meccanico, vuol sollevare le moltitudini a una vita più spirituale, che è quanto dire più umana; chi, attenuando la lotta per la vita con l'organizzazione del lavoro e una miglior distribuzione dei beni, vuol che sian volte al progresso vero le infinite forze che si sperperano ora per la conservazione dell'esistenza e in conflitti infecondi; chi a una civiltà disprezzata e odiata dai più come un privilegio dei meno vuol sostituita una civiltà amata da tutti come un bene e una gloria comune? Sarà nemico della civiltà chi vuole che cessi finalmente questa miseranda finzione di dir con orgoglio: - Noi, nazione civile... - mentre nella nazione a cui s'accenna, in mezzo alle glorie della scienza e agli splendori del lusso e delle arti, perdurano in milioni d'uomini superstizioni di medio evo, ignoranze di selvaggi, miserie di paria, condizioni e forme di vita che ci fanno rivivere davanti agli occhi la prima età della pietra? Sarà nemico della civiltà chi vuole che questo cessi, e amico della civiltà chi consente che questo duri?
      Negatori della patria! Ecco un'altra accusa, contro la quale ogni fibra del nostro cuore si rivolta.
      Se il concetto della patria s'identifica col concetto della sua unità e della sua indipendenza, con qual coscienza si possano chiamar «negatori della patria» i socialisti, per i quali è un assioma storico la sentenza dell'Engels, uno dei loro grandi maestri: che senza la autonomia e l'unità restituite a ciascuna nazione, nè l'unione internazionale del proletariato, nè la tranquilla e intelligente cooperazione delle nazioni a un fine comune si potrebbero compiere?


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65

   





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