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      Sia dunque bene inaugurato, anche per questo, il vostro Circolo. Fate, come dice il poeta, cozzar i vostri pensieri dalle loro parti sonore; discutete - disputate - battagliate; correte per tutti i versi il vostro campo sterminato in cerca d'avventure e di cimenti dello spirito; affrontate audacemente tutti i problemi con codesta invidiabile facoltà di lampeggiamento dell'intelletto per la quale vi appare tante volte improvviso quello che trovano a fatica la meditazione e l'esperienza; fate fiammeggiare e rombar senza posa la grande fucina delle passioni e delle idee; e siano ben venute le vostre discussioni, anche le più tempestose, anche quelle che vi inaspriscono e v'adirano, se saranno seguite dallo slancio gentile con cui i cavalieri dell'idea vi porgon la mano dopo i duelli della parola, riconoscendo che agli occhi luminosi della Scienza e dell'Arte non deve salire il fumo impuro dei nostri rancori.
      Ma perdonatemi se ho rasentato un momento il sermone: tendenza consueta di chi parla a persone di cui desidera il bene ardentemente. E di questo voi non dubitate, ne son certo. Voi non credete a quello che dice un grande poeta malinconico: che lo spettacolo della gioventù è odioso agli uomini maturi.
      No, non è vero, per la maturità che lavora e che pensa. Può bene anche un uomo di senno e di cuore risentire, in mezzo a voi, quell'ombra di mestizia che ci suol dare la vista d'un nostro ritratto di vent'anni addietro, il quale ci rammenta affetti morti e illusioni perdute. Ma da questo leggero senso di rammarico si scioglie prontamente il nostro pensiero quando la gioventù che ci sta dinanzi è quella che siede nella più alta scuola d'uno Stato, quella a cui è affidato per l'avvenire l'onore intellettuale d'un popolo.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65

   





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