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      Ma il dire che v'abbiamo dato un premio non è l'espressione propria della verità. Il vostro premio non è nel modesto ricordo che vi ha offerto la vostra città natale, per dimostrarvi che ha a cuore i vostri studi e che v'è grata della gloria che dànno alle sue scuole, dell'onore che fanno al suo nome gli sforzi vittoriosi della vostra volontà e del vostro ingegno.
      Il vostro premio è nella serenità della vostra coscienza, nella stima delle vostre compagne, nella compiacenza delle vostre maestre, nel bacio dei vostri parenti; è nel raddoppiato vigore di volontà che questo trionfo delle vostre fatiche v'infonde; è nella dolce memoria, che v'accompagnerà per tutta la vita, d'aver ricompensato degnamente tutti coloro che vi hanno amate e educate, che hanno lavorato e palpitato per voi.
      Sì, il vostro miglior premio l'avrete, nell'avvenire, quando questo tempo vi parrà tanto lontano, da confondersi quasi nella vostra mente con quello della primissima infanzia. Anche allora, fra molti e molti anni, ricordandovi della vostra fanciullezza, voi rivedrete sovente col pensiero questa sala affollata, i visi delle vostre compagne e delle vostre maestre, e la vostra, piccola immagine sorridente, col premio stretto sul cuore, illuminata dalla stessa luce che in questo momento v'illumina, e ogni minima cosa come in questo punto la vedete, come se riviveste in questo giorno.
      E direte tra voi: - Che bel giorno! La mia maestra era contenta, mia madre era commossa, mio padre m'aspettava a casa col cuore pieno di gioia e d'alterezza, ed io.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65