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      Proprio vero, come dice SantAgostino, che quasi non mette conto di viaggiare, tanto è più meraviglioso quello che segue nella nostra testa, di tutto quello che si può vedere di fuori!
      Passai il ponte, giunsi sulla piazzetta che si apre sulla riva sinistra, mi affacciai ad una delle strade che conducono verso la cattedrale di San Paolo: – erano deserte; voltai a destra, e mi trovai dopo due o tre giravolte nel mercato dei pesci, in una strada stretta, umida, nera, piena di carri e di gente da poterci appena passare; andai oltre, in mezzo a un così acuto odore di aringa, che in capo a pochi minuti avrei potuto far colezione fregandomi il pane sul panni; giunsi alla Torre famosa, la Bastiglia di Londra; le girai intorno, guardando con sospetto le sue mura sinistre: ed entrai frettolosamente nella città dei docks, col proposito di farvi un largo giro per non averci più da tornare. Strade lunghe, tortuose, fiancheggiate da muri altissimi di color fosco, senza porte e senza finestre, come mura di prigioni; gruppi di centinaia di operai immobili alle cantonate; altri gruppi che sparivano in silenzio nei vicoli oscuri: per una mezz’ora non vidi altro. Andavo innanzi per quelle strade monotone, come per i meandri d’una fortezza antica, annoiato e melanconico, senza sapere dove sarei riuscito. A un certo punto, dopo un lungo girare, mi accorsi che tornavo indietro; e dovetti far nuovi e lunghi giri per mettermi sulla buona strada. M’ero lasciato addietro il dock di Santa Caterina, mi pareva d’esser vicino all’estremità del dock di Londra, e m’ero proposto di andare fino al dock delle Indie.


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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