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      Il caso volle forse che quel no cadesse a proposito a una domanda che m’aveva fatta, e continuò più infervorato che mai. Allora, poichè parlava con tanto piacere, finsi di capire, facendo dei mezzi sorrisi e dei cenni indeterminati, che non potessero discordare recisamente da nessuna cosa che mi dicesse. Poi, cominciando ad annoiarmi di far quella parte, pensai che s’egli mi parlava una lingua che io non capivo, io potevo bene parlargli una lingua che non capisse lui; e mi misi a discorrere in italiano. Era buio pesto; nondimeno rise, mi battè la mano sul ginocchio, stette a sentire con un’aria di curiosità come se gli avessi canterellato un’arietta; o poi da capo a parlare inglese, e così si continuò per un pezzo, con reciproca soddisfazione, fin che l’omnibus si fermò, scendemmo, mi diede un Orario d’una Società di navigazione a vapore, della quale m’immagino che fosse un agente; e ci separammo, stringendoci la mano come due persone che si fosser trovate completamente d’accordo su tutte le quistioni del giorno.
      La sera non ebbi il coraggio di sfidare lo spleen, e lo fuggii riparando per tempo all’albergo. Oh se avessi avuto là qualcuno da pagare perchè mi stesse a sentire, gli avrei dato volentieri una mezza lira sterlina, tale era il bisogno che provavo di sfogarmi a chiacchere, dopo aver visto tante cose senza poterne dir una! Non sapendo che far altro, mi misi a preparare i paragoni e le immagini di cui mi sarei servito, a casa, per dare un’idea della grandezza di Londra; e poichè da molti giorni non facevo che sfogliettar Guide e domandare ragguagli a quanti incontravo, così non mi mancava la materia.


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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