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      Quando poi si è giunti nel mezzo, e non si vede più fondo nè di qua nè di là, e regna un silenzio di catacomba, e non si sa quanta strada rimanga da fare, e si pensa che s’è giù nell’acqua, nella profondità oscura del fiume dove spirano i suicidi, e che sul nostro capo passano i bastimenti, e che se s’aprisse una crepa nella parete, non si avrebbe più il tempo di raccomandar l’anima a Dio, in quel momento, oh come par bello il sole!
      Credo che avevo fatto poco meno d’un miglio quando arrivai all’opposta imboccatura sulla sinistra del Tamigi; salii per una scala gemella di quell’altra, e riuscii davanti alla torre di Londra.
      Questi monumenti esecrabili della crudeltà e della sventura umana mi ispirarono sempre una ripulsione più forte della curiosità; ma ricordando i nomi di coloro che morirono fra quelle mura, mi sentii forzato ad entrare. Appena passato il primo recinto, le memorie terribili si affollano. Il castello, costrutto in forma di pentagono, è sormontato da otto torri, ognuna delle quali rammenta un prigioniero famoso e una morte miseranda. In una furono assassinati i figli di Edoardo IV, in un’altra assassinato Enrico VI, in una terza annegato dentro una botte il duca di Clarence, fratello di Edoardo VI. Nella torre delle campane fu chiusa la regina Elisabetta; in quella di Beauchamp passò gli ultimi giorni della sua vita Anna Bolena; in quella dei Mattoni, Giovanna Grey. Fatti pochi passi, si giunge nella piazzetta dei supplizi segreti, dove, fra le molte altre vittime, Giovanna Grey fu decapitata.


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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