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      — Quel sentimento, a diciott’anni, non l’avrei provato! A quell’età non si dà pensiero di non esser ricchi. La gioventù, come disse un grande poeta, è un aspettare misterioso, e fra le mille cose che si aspettano nell’avvenire indeterminato e lontano, vi è anche quella di diventar ricchi. Si spera ancora vagamente nelle eredità di parenti ignoti e nei fasci dei biglietti di Banca trovati sul tavolino da notte, una sera dopo il teatro, mandati non si sa da chi. Ma ogni anno che passa, cancella una parola di queste promesse fantastiche del nostro buon Genio, e allora la vista dell’oro fa pensare, e desta dei desiderii malinconici: non per amor dell’ozio, ma di quella cara indipendenza che il lavoro obbligato ci toglie, ma per poter lavorare dieci anni intorno a un libro, per tenerci in casa quattro maestri di lingue, per fare un viaggio in Africa, per poter offrire insieme all’amore un diadema di rubini e un palazzo di granito.
      Andai lo stesso giorno a vedere quella rinomata birreria di Barklay, che paga allo Stato un’imposta di quattro milioni e mezzo di lire, e consuma anno per anno trecento mila ettolitri d’orzo. Dopo aver girato un pezzo per le strade d’un quartiere di Southwark in cerca della porta, domandai, e mi fu fatto capire, con mia gran meraviglia, che mi trovavo già nella birreria, e che fin allora non avevo fatto che passeggiare fra le sue mura. — Ma chiamatela città di Barklay! — dissi poi al custode che m’accompagnava. Il flemmatico inglese sorrise, e si diffuse per gratitudine in minute spiegazioni, facendomi girare per gl’interminabili labirinti di quegli edifizi, intorno a laghi di spuma, in mezzo a botti titaniche, e a fragorose cascate di birra; e quando infine domandai un po’ di tregua per le mie gambe, mi condusse a riposare sur un alto terrazzo, di dove accennando col braccio teso, come fa un generale l’accampamento, quell’ampio giro di case, di magazzini, di scuderie, di granai e di cortili, che formano la birreria Barklay: — Ecco, — disse alteramente — la più grande birreria della terra!


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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