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      Quella medesima sera, ripassai dinanzi alla Banca d’Inghilterra, vidi la borsa, mi trattenni un po’ in quel crocicchio di strade dove ferve il gran commercio di Londra: e poi, tutto compreso di quello spettacolo, tornai a casa agitato da una smania non mai provata di buttarmi agli affari e di ammassare ricchezze. — Ma che scrivere! — dicevo tra me. — Azione vuol essere! Cos’è questo passar la vita a spacciar parole? È una vita rettorica. Bisogna lavorar sul sodo. Grazie al cielo sono ancora in tempo. Ci son ben altri che si son dati al commercio più tardi di me, e sono ancora riusciti a farsi una fortuna. Tornato che sarò in Italia, mi darò moto, cercherò, farò qualche cosa. I miei amici rideranno? E ridano! Riderò io pure quando mi farò fabbricare una villa a Fiesole... Vediamo un po’ che ramo potrei tentare. Bisogna cominciare dal poco. Vini, liquori.... non direi; cotone.... — In quel punto mi parve di vedere un ditino bianco appuntato verso di me, e d’udire una voce canzonatoria domandarmi: — Tu? — Allora risi e rinunziai al commercio.
      IV.
      St. James-Palast (Palazzo di S. Giacomo).
      Per veder bene i musei di Londra bisogna esser ricchi: poter cioè piantare comodamente le tende nella gran città per un anno. Se no, le visite ai musei non riescono altro che marcie forzate. Mi pare ancora di correre per le sale interminabili di quell’emporio universale che è il museo di South Kensington, sperando sempre, all’entrare in una nuova sala, che quella sia l’ultima, e lasciando sempre cader la braccia al vederne un’altra sfilata appena arrivato alla porta.


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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