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      Non tutti i passeggianti erano briachi: più d’uno di questi notturni lavoranti, dal temperamento di ferro, resisteva agli effetti d’una libazione più che prolungata. Gli uni sfilavano in drappelli rumorosi cantando delle canzoni oscene con quella voce così poco musicale ch’è propria della maggior parte degli Inglesi. Gli altri nascosti nei vani delle porte, parlavano a voce bassa, e sembravano progettare qualche brutto affare. All’avvicinarsi della polizia essi tacevano improvvisamente e fingevano di passeggiare. Fra gli urti di tutta questa gente lurida arrivammo alla più sporca delle viuzze fino allora percorse. Per una porta spalancata penetrammo in una topaia, le cui tavole sconnesse lasciavano passare liberamente l’aria. Non una lampada per illuminare la scala, sicchè ci prendemmo per un lembo dei nostri abiti e seguimmo il primo policemen, che rischiarato dalla sua lanterna apriva la marcia. Al primo piano in un bugigattolo ignobile colla porta socchiusa, due uomini erano coricati nello stesso letto, due faccie di banditi che ci gettavano delle occhiate feroci, borbottando e bestemmiando d’essere risvegliati dai french dogs, e mandando a tutti i diavoli la nostra impertinente curiosità. Montiamo al piano superiore, dove continua a regnare la più completa oscurità. Al rumore che noi facciamo, risponde un grugnito prolungato di due dormienti dalla faccia pochissimo rassicurante. Al secondo piano però l’uscio della stanza è chiuso, ed i policemen battono, gridano, declinano i loro nomi e qualità per farsi aprire; ma i locatori spaventati, temendo una sorpresa, rifiutansi di aprire.


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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