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      Alzate gli occhi al cielo, allora! Ma non c’è di libero nemmeno il cielo. Al di sopra del più alto tetto del quartiere, si disegna nell’azzurro, in sottili e altissimi caratteri di ferro, il nome d’un artista delle nuvole che vuol farvi la fotografia. Non c’è dunque altro che tener gli occhi inchiodati sul tavolino! No, nemmeno! Il tavolino è diviso in tanti quadretti colorati e stampati, che vi offrono delle tinture e delle pomate. Torcete il volto stizziti.... Ah disgraziati! La spalliera della seggiola vi raccomanda un guantaio. Non resta altro rifugio che guardarsi i piedi, dunque! No, non resta neppure questo rifugio. Sotto i vostri piedi, sull’asfalto, c’è un avviso a stampatello che vuol farvi mangiare alla casalinga in via della Chaussée d’Antin. Camminando un’ora, si legge, senza volerlo, un mezzo volume. È una inesauribile decorazione grafica variopinta ed enorme aiutata da immagini grottesche di diavoli e di fantocci alti come case, che v’assedia, vi opprime, vi fa maledire l’alfabeto. Quel Petit journal, per esempio, che copre mezza Parigi! Ma bisogna o ammazzarsi o comprarlo. Tutto ciò che vi si mette in mano, dal biglietto del battello al contrassegno della seggiola su cui riposate le ossa nel giardino pubblico, tutto nasconde l’insidia della réclame. Persino le pareti dei tempietti, dove non s’entra che per forza, parlano, offrono, raccomandano. Ci sono in tutti gli angoli mille bocche che vi chiamano e mille mani che v’accennano. È una rete che avvolge tutta Parigi.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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