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      Improvvisamente un alito d’aria montanina vi porta una vaga fragranza d’Italia, e vi ritrovate in mezzo a mille cose e a mille colori famigliari al vostro sguardo. La Svizzera c’è tutta, verde, fresca, nevosa, vigorosa, ricca e contenta. Ginevra ha mandato i suoi orologi, Neufchâtel i suoi gioielli, Choume le sue maioliche, Glaris le sue indiane, Zurigo le sue sete, Interlaken le sue sculture, Vevey i suoi sigari, e San Gallo e Appenzel hanno riempito una vasta sala dei loro ricami insuperabili, davanti a cui s’accalca una folla meravigliata. Ma di qui s’intravvede già, nelle sale vicine, l’arte e la splendidezza d’un popolo più fine e più opulento. Qui decorazioni d’appartamenti principeschi, pulpiti e seggioloni di cori, prodigiosamente scolpiti, che si riflettono nei palchetti intarsiati e negli specchi colossali, in mezzo ai bronzi e ai pianoforti; e una ceramica superba che riproduce i grandi capolavori della pittura nazionale. Le trine di Malines riempiono della loro grazia aerea ed aristocratica una sala affollata di signore che gettan lampi dagli occhi. Dalle pareti pendon le tappezzerie istoriate d’Ingelmunter, le belle armi di Lièges, vicino alle sculture in legno di Spa e ai prodotti metallurgici della Vecchia montagna; dopo i quali si può prendere un po’ di respiro in un gabinetto di Re Leopoldo, scolpito in legno di quercia, che fa sinceramente desiderare, per un’oretta al giorno, la corona del Belgio. E poi un contrasto curiosissimo: le esposizioni di due paesi profondamente diversi, che par che si guardino l’un l’altro, stupiti di trovarsi di fronte.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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