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      Nella Via delle nazioni, all’ombra delle capannette di paglia, molta gente fa colezione sulle ginocchia come per viaggio, e i bimbi vanno a prender acqua alle fontane del Giappone e dell’Italia; altri sgranocchiano pane e prosciutto camminando; delle coppie coniugali dormono saporitamente sui sedili in mezzo alla folla; e altre coppie, che hanno portato i loro amori all’Esposizione, si servono di due capannine avvicinate per farsi qualche carezza di contrabbando. È un divertimento poi, nelle sale, studiare i varii tipi dei visitatori. Ci sono i cavalli matti che scorazzano da tutte le parti senza vedere una maledetta, presi da una specie d’esaltazione febbrile, e i visitatori pazienti, che si son fatti un programma, che muovono un passo ogni quarto d’ora, che meditano sui cataloghi, che guardano, fiutano e discutono ogni menoma cosa, che impiegheranno probabilmente sei mesi a fare il giro di tutto il Campo di Marte. Tra gli espositori, si vedono i visi radianti dei fortunati, che hanno trovato là gloria e fortuna, e troneggiano sui loro banchi in mezzo alla folla dei curiosi e dei compratori; e i poveri diavoli trascurati, seduti nei loro cantucci solitarii, colla testa bassa e la faccia malinconica, che meditano sulle speranze perdute. Nelle ultime sale, i divani son tutti occupati dai visitatori spossati. Si vedono delle famiglie intere di buoni provinciali, sfiniti, sbalorditi, istupiditi; i papà tutti in acqua, le mamme che soffocano, le ragazze ingobbite, i piccini morti di sonno; proprio da farsi domandare: — Ma chi v’ha consigliato di venire all’Esposizione, disgraziati?


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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