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      E lasciate in un canto l’Hugo per mesi, e qualche volta per anni, e vi pare d’esservene staccati per sempre. Ma che! Egli v’aspetta. Un giorno arriva finalmente in cui, tutt’a un tratto, un entusiasmo a cui volete un’eco, un dolore che domanda un conforto, un bisogno istintivo di strano o di terribile, vi risospinge verso quei libri. E allora tutti gli entusiasmi sopiti si ridestano tumultuosamente. Egli v’afferra di nuovo, vi soggioga, siete suoi, rivivete in lui per un altro periodo della vostra vita. È perchè le somme linee delle opere sue sono veramente d’un genio. L’abuso ch’egli fa d’un concetto sublime, alla lettura, v’offende; ma spariti dalla memoria i particolari errati o eccessivi, il concetto vi resta incancellabile, e più s’appura col tempo, più vi pare che ingrandisca, e ingrandisce davvero. Le sue grandi idee e i suoi grandi sentimenti son grandi tanto che sovrastano ai difetti infiniti dell’arte sua, come le colonne d’un tempio antico ai rottami ammucchiati ai suoi piedi. E di qui nasce il fatto strano ch’egli ha più ammiratori ardenti delle sue creazioni che lettori fedeli dei suoi volumi, e che moltissimi ammiratori suoi non lo conoscono che nei frammenti delle sue opere, o nelle ispirazioni che v’hanno attinte le altre arti. Chi strapperà più dalla memoria umana Ernani, Triboulet, il campanaro di Nôtre Dame, l’amore di Ruy Blas, la disperazione di Fantina? E chi può scordare i brividi di terrore ch’egli ci ha fatto correre per le vene, e le lacrime che ci ha fatto sgorgare dagli occhi?


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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