Pagina (118/192)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Mentre m’abbandonavo a questi pensieri, sentii tutt’a un tratto che tutti s’alzavano e salutavano. M’avvicinai anch’io a Vittor Hugo, gli presi la destra con tutt’e due le mani.... e non potei dire una parola.
      Ma egli mi guardò e mi comprese, e disse, stringendomi la mano, e fissandomi con uno sguardo sorridente e un po’ triste:
      — Addio, caro signore.
      Poi soggiunse: — No, addio. A rivederci, non è vero?
      Non so.... mi par d’aver fatto la bestialità di rispondere: A rivederci.
      E uscii di là commosso, felice, con un po’ di melanconia, e molto confuso, dando una fiancata in un seggiolone.
     
     
      VIII.
     
      Questa è l’impressione che mi fece Vittor Hugo in casa sua. Ma non l’avrei visto intero, se non l’avessi visto in pubblico, in una di quelle solennità, nelle quali, qualunque siano, la sua presenza è lo spettacolo più curiosamente desiderato. Lo vidi nel teatro del Châtelet quando pronunziò il suo discorso di presidente per l’inaugurazione del Congresso letterario. Un’ora prima che comparisse, quel vasto teatro era già affollato. La platea era piena di scrittori e d’artisti d’ogni paese, fra cui s’incrociavano gli sguardi curiosi, i cenni e le interrogazioni, conoscendo ciascuno, in quella folla, moltissimi nomi e pochissimi visi, ed essendo desiderio di tutti di completare in quella bella occasione le proprie conoscenze. Si vedeva un gran movimento di teste canute e di teste giovanili, di begli occhi pieni di pensiero, di visi che s’avvicinavano e si sorridevano, di chiome nere che si chinavano dinanzi alle chiome bianche, di mani che si cercavano e si stringevano; e si sentiva parlare tutte le lingue, e correre in ogni parte un fremito di vita, che rallegrava.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





Vittor Hugo Vittor Hugo Châtelet Congresso