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      Non son personaggi che recitino la commedia; son gente intesa alle proprie faccende, colta colla fotografia istantanea, senza che se n’accorga. Nel romanzo c’è qualche mese o qualche anno della vita di ciascuno. Li vedete vivere, ciascuno per conto proprio, e ciascuno v’interessa principalmente per sè medesimo; poco o punto per quello che ha che fare cogli altri. Di qui nasce la grande efficacia dello Zola. Di quanto difetta il suo romanzo in orditura, di tanto abbonda in verità. Non ci si vede la mano del romanziere che sceglie i fatti, che li accomoda per congegnarli, che li nasconde l’un dietro l’altro per sorprenderci, e che prepara un grande effetto con mille piccoli sacrifizi della verosimiglianza e della ragione. Il racconto va da sè, in modo che non par possibile altrimenti, e sembra una esposizione semplice del vero, non solo per i caratteri, ma anche perla natura dei fatti, e per l’ordine in cui si succedono. Si legge e par di stare alla finestra, e di assistere ai mille piccoli accidenti della vita della strada. Perciò quasi tutti i romanzieri, in confronto suo, fanno un po’ l’effetto di giocatori di bussolotti. E non avendo la preoccupazione comune degli scrittori di romanzo, d’annodare e di districare molte fila e di tirarle da varie parti ad un punto, è libero di rivolgere tutte le sue facoltà al proprio fine, che è di ritrarre dal vero, e può così raggiungere in quest’arte un grado altissimo di potenza. Non ha, d’altra parte, delle facoltà molto varie; e lo sente; e quindi aguzza e fortifica mirabilmente quelle che possiede, per supplire al difetto delle altre.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





Zola