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      I suoi romanzi son fatti a maglia: una maglia fittissima di piccoli episodi, formati di dialoghi rotti e di descrizioni a ritornello, in cui ogni parola ha colore e sapore, e ogni inciso fa punta, e in ogni periodo c’è, per così dire, tutto lo scrittore. È raro che ci si provi una emozione fortissima e improvvisa. È forse unica nei suoi romanzi la scena desolante e sublime del Monsieur, écoutez donc, di Gervaise, quando s’offre a chi passa, moribonda di fame, e quando si sfama, piangendo, sotto gli occhi di Goujet. Quasi sempre, leggendo, si prova un seguito di sensazioni acri di piacere, di piccole scosse e di sorprese che lasciano l’animo incerto; qui una risata, là un brivido di ribrezzo, un po’ d’impazienza, una meraviglia grande per una descrizione prodigiosamente viva, una stretta al cuore per una piaga umana spietatamente denudata, e un leggiero stupore continuo dalla prima all’ultima pagina, come allo svolgersi d’una serie di vedute d’un paese nuovo. Son romanzi che si fiutano, che si assaporano a centellini, come bicchieri di liquore, e che lasciano l’alito forte e il palato insensibile ai dolciumi. A ciò contribuisce in gran parte il suo stile, solido, sempre stretto al pensiero, pieno d’artifizi ingegnosissimi, accortamente nascosti sotto un certo andamento uniforme, padroneggiato sempre dallo scrittore, stupendamente imitativo dei movimenti e dei suoni, risoluto ed armonico, che par accompagnato dal picchio cadenzato d’un pugno di ferro sul tavolino, e in cui si sente il respiro largo e tranquillo d’un giovane poderoso.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





Monsieur Gervaise Goujet