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      Egli ha un po’, come si dice in Francia, le pas de l’éléphant. L’azione poi che esercitò su di lui il Balzac è immensa e visibilissima in tutte le sue opere. Egli l’adora, è suo figlio, e se ne gloria. All’apparire dei suoi primi romanzi, tutti pronunziarono il nome del Balzac. Il Charpentier lo presentava agli amici dicendo: — Ecco un nuovo Balzac. — Perciò toccò appena di volo di questo suo padre letterario, come se la cosa dovesse essere sottintesa. Dei suoi studii non disse altro. Non deve avere coltura classica, poichè confessò egli stesso d’essersi trovato imbarazzato a leggere certi libri in latino volgare; e in questo è alla pari con molti dei più illustri scrittori francesi di questi tempi. Ma fece la sua educazione da sè stesso; studiò combattendo, come i generali della rivoluzione; studia man mano che ha da scrivere un romanzo, per quel romanzo, tutte le quistioni che v’hanno attinenza, come faceva George Sand; legge continuamente, forzato dalle esigenze imperiose della polemica; ha sulla punta delle dita tutto il romanzo di questo secolo, conosce profondamente Parigi, padroneggia insuperabilmente la lingua – e pensa.
      Si venne poi al più importante degli argomenti. Il Parodi gli domandò ex-abrupto come faceva a fare il romanzo. Era proprio un toccarlo sul vivo. Sguainò quasi tutto il suo pugnaletto, lo ricacciò con forza nel fodero, e cominciò a parlare speditamente, animandosi a grado a grado.
      Ecco, — disse, — come faccio il romanzo, Non lo faccio affatto. Lascio che si faccia da sè. Io non so inventare dei fatti; mi manca assolutamente questo genere di immaginazione.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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