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      » Lasciò indovinare, insomma, che nemmeno dopo il suo grande successo, non era quello il romanzo a cui teneva di più.
      — Qual è dunque? — gli domandai.
      La sua risposta mi diede una grande soddisfazione.
      — Le ventre de Paris, — rispose.
      E infatti la storia di quel grasso e iniquo pettegolezzo plebeo, che finisce per perdere un povero galantuomo, e che si svolge dalla prima all’ultima pagina in quel singolarissimo teatro delle Halles, pieno di colori, di sapori e d’odori, fra quelle pescivendole dalle rotondità enormi e impudenti, fra quegli amori annidati nei legumi e nelle penne di pollo, in mezzo a quello strano intreccio di rivalità bottegaie e di congiure repubblicane, m’è sempre parsa una delle più originali e delle più felici invenzioni dell’ingegno francese.
      Venne a parlare delle critiche che si fecero all’Assommoir. Anche parlando, egli sceglie sempre la frase più dura e più recisa per esprimere il proprio pensiero. Accennando a una scuola che non gli va a genio, disse: — Vedrete che famoso colpo di scopa ci daremo dentro! — In ogni sua parola si sente il suo carattere fortemente temprato, non solo alle resistenze ostinate, ma agli assalti temerarii. Nelle sue critiche, infatti, dà addosso a tutti. Ne raccolse parecchie in un volume e le intitolò: – I miei odii. – Si capisce. Deve tutto a sè stesso, è passato per tutte le prove, è coperto di cicatrici: la battaglia è la sua vita; vuole la gloria, ma strappata a forza; e accompagnata dal fragore della tempesta. Le critiche più spietate non fanno che irritare il suo coraggio.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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