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      E domandò infatti quali erano i mesi propizii per fare un viaggio in Italia colla famiglia. È inutile che io dica se lo scongiurai di non cambiar proposito, e con che piacere intravvidi lontano una mensa splendida, coronata di realisti e d’idealisti italiani d’ogni età e d’ogni colore, affratellati almeno una sera per onorare un grande ingegno e un carattere forte e sincero.
      E intanto egli continuava a discorrere, in piedi, vicino alla porta, colla sua amabile e virile franchezza, coi suoi gesti risoluti, col suo bel viso pallido e fiero, e veduto così sul fondo del suo studio elegante, pieno di libri e di carte, e dorato da un raggio di sole, dava l’immagine d’un bellissimo quadro, che rappresentasse l’ingegno, la fortuna e la forza; e il gridio dei due piccoli Zola che giocavano nella stanza accanto, vi aggiungeva una nota di gentilezza, che lo rendeva più nobile e più caro.
      E mi suonano sempre all’orecchio le ultime parole che mi disse sulla soglia, stringendomi la destra con una mano e tenendo su coll’altra la tenda della porta:
      — Je suis toujours très-sensible aux poignées de main amicales qui me viennent des étrangers; mais ce n’est pas d’un étranger que me vient la vôtre; c’est de l’Italie, de ma première patrie, ou est né mon père. Adieu!
     
     
      PARIGI
     
      Per quanto si stia volentieri a Parigi viene un giorno in cui la città diventa antipatica.
      Passata la febbre dei primi giorni, quando si comincia a entrare un po’ addentro a quella vita tumultuosa, si prova un disinganno, come al vedere la città la mattina per tempo, mentre è ancora scarmigliata e insonnita.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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