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      Il sorriso canzonatorio della bella signora, che par che si serva di noi, nuovi a quel mondo, per fare i suoi esperimenti in anima vili, e la disinvoltura del giovanotto artisticamente pettinato, un po’ maligno, e sempre lì coll’arco teso per coglier a volo il ridicolo, ci troncano i nervi; e ci sentiamo tornar su gli ultimi resti della timidità e della zoticaggine del collegio, e a dispetto di qualche capello grigio, arrossiamo. Ma poi dalla cassettina dei liquori spiccia anche per noi uno zampillo dell’eloquenza argentina dei conviti, e un piccolo trionfo riportato là, in quella terribile arena, ci pare il primo trionfo legittimo della nostra vita. E ogni giorno sentiamo d’acquistare qualche cosa. La lingua si snoda, ed anche parlando il linguaggio proprio riusciamo a trovare di più in più facilmente, in quella conversazione che è sempre una gara di destrezza, la formola più breve e più lucida del nostro pensiero; lo scherzo s’affila, confricato come è sempre, come lama a lama, con uno scherzo rivale; il senso comico, continuamente esercitato, s’affina; e a poco a poco ci si attacca col riso parigino la filosofia allegramente coraggiosa del boulevardier, per cui il mondo comincia alla Porta Saint Martin e termina alla Madeleine. Ma già il piccolo carico di cure e di rammarichi che avevamo portato da casa, c’è stato strappato via, appena arrivati, dalla prima ondata di quel mare enorme e non lo vediamo più che come un punto nero molto lontano da noi. Intanto la catena degli amici si allunga rapidamente; pigliarne delle nuove abitudini; tutte le nostre debolezze trovano la fossetta morbida in cui adagiarsi; allo sgomento che ci dava la grandezza di Parigi succede l’allegrezza della libertà che deriva appunto da quella grandezza; lo strepito che ci frastornava da principio, finisce per accarezzarci l’orecchio come il rumore di un’enorme cascata d’acqua; quella immensa magnificenza posticcia finisce per sedurci come la poesia maestrevolmente inorpellata d’un seicentista d’ingegno; il nostro passo comincia a sonare sul marciapiede dei boulevards, come dice lo Zola, avec des familiarités particulières; facciamo la mente al bisticcio, il palato alle salse, l’occhio ai visi imbellettati, l’orecchio ai canti in falsetto; si compie in noi a poco a poco una profonda e deliziosa depravazione di gusti; fin che un bel giorno ci accorgiamo d’essere Parigini fin nel midollo delle ossa.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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