Pagina (184/192)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Una sensualità immensa e morbosa costituisce il fondo di tutta quella vita, e si rivela nelle lettere, nella musica, nell’architettura, nelle mode, nel suono delle voci, negli sguardi, persino nelle andature. Godere! Tutto il resto non è che un mezzo per arrivarci. Da un capo all’altro di quegli splendidi boulevards suona una enorme risata di scherno per tutti gli scrupoli e per tutti i pudori dell’anima umana. E viene un giorno, infine, in cui quella vita v’indigna; un giorno in cui vi sentite rabbiosamente stanchi di quell’immenso teatro, impregnato d’odor di gaz e di pasciulì, dove ogni spettacolo finisce in una canzonetta; un giorno in cui siete stufi di bisticci, di blague, d’intingoli, di tinture, di réclame, di voci fesse, di sorrisi falsi, di piaceri comprati; e allora l’odiate, quella città svergognata, e vi pare che per purificarvi da tre mesi di quella vita, dovreste vivere un anno sulla sommità d’una montagna, e provate una smania irresistibile di correre ai campi aperti e all’aria pura, di sentir l’odore della terra, di rinverginarvi l’anima e il sangue nella solitudine, faccia a faccia colla natura.
      La sfuriata è fatta: sta bene. Facciamoci in là perchè passi, come dicono gli Spagnuoli. A Parigi si può dire quello che si vuole: essa non ci bada più di quello che gli elefanti dei suoi giardini zoologici badino ai fanciulli che portano sul dorso nei giorni di festa. E poi non son queste le ultime impressioni di Parigi. Al periodo in cui si vede roseo e a quello in cui si vede nero ne succede un terzo che è un ritorno verso il primo; il periodo in cui si comincia a vivere pacatamente in un cerchio d’amicizie scelte e provate.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





Spagnuoli Parigi Parigi